Protezione Civile – Comunicazioni alternative in banda radioamatoriale: hanno ancora senso?

Nel secolo scorso, radioamatori e CB hanno avuto un ruolo rilevante nelle tante gravissime emergenze che hanno martoriato il nostro paese, garantendo comunicazioni durante calamità naturali capaci di spazzare via ogni infrastruttura esistente. Da allora molte lezioni sono state imparate e le nostre istituzioni hanno via via messo a punto un sistema di Protezione Civile basato su un approccio professionale e strutturato, che non dipenda da iniziative improvvisate caso per caso da privati cittadini. In Regione Lombardia, nel 2019 questo approccio ha raggiunto anche il comparto telecomunicazioni quando è stato fondato il Modulo Specialistico di Telecomunicazioni della Colonna Mobile Regionale della Lombardia, in breve “Modulo TLC”, del quale faccio parte sin dalla sua fondazione.
Ricordiamo che le Colonne Mobili sono le strutture di intervento delle regioni che, come normato dal Codice della Protezione Civile, sono tra le principali autorità di Protezione Civile. In sintesi, quando è in corso una maxi-emergenza (alluvioni, terremoti, ecc.) o un maxi-evento (Giubileo, Olimpiadi, ecc.), quelle che si vedono intervenire, sono appunto le Colonne Mobili.
Oltre alla componente regionale, il modulo TLC comprende 12 componenti territoriali selezionate dalle province che hanno competenza sul proprio territorio ed intervengono in caso di missioni di maggiori dimensioni.
Il Modulo TLC non ha meramente il compito di “far parlare quando i cellulari non vanno” ma quello, ben più ambizioso, di definire e costituire l’infrastruttura tecnica, le procedure e le prassi per realizzare la catena di comando e controllo in via ordinaria. In altre parole, invece di improvvisare qualcosa con chat Whatsapp e Telegram, mailbox GMail ed altre soluzioni del genere, tutte le operazioni della Colonna Mobile della Lombardia sono gestite unicamente attraverso i mezzi e procedure messe a disposizione dal Modulo TLC. Il modulo TLC, naturalmente si preoccupa di tutti i dettagli tecnici, compresa la resilienza del sistema, cioè il fatto che tutto funzioni indipendentemente dalla disponibilità di fonti di energia e connettività.
Il Modulo TLC lombardo ha avuto il “battesimo del fuoco” durante l’alluvione in Emilia-Romagna del 2023 e da lì in poi è stato impiegato in tutte le emergenze e maxi-eventi che hanno visto coinvolta la Colonna Mobile di Regione Lombardia.

Comunicazioni alternative radioamatoriali

Nel sistema di Protezione Civile vi sono dei gruppi di radioamatori il cui scopo è quello di fornire telecomunicazioni alternative in banda radioamatoriale. In pratica, il loro obiettivo è quello di creare una rete “parallela” a qualunque sistema sia in uso, pronta ad intervenire al primo sentore di problemi. Il gruppo Whatsapp di coordinamento non va più perché internet è saltata? Nessun problema, ci pensano i radioamatori.

Ma questo tipo di approccio è ancora percorribile essendo in vigore il modello TLC di Regione Lombardia che, prima o poi, potrebbero adottare anche le altre regioni?

Proviamo ad ipotizzare un’intervento di comunicazioni alternative radioamatoriali su un caso reale, le Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. Questo evento in Lombardia, per le attività di Protezione Civile, si sviluppa su un asse di oltre 200 km che va da Milano a Livigno, con la massima concentrazione di attività in territorio alpino e nel periodo climaticamente più critico, l’ìnverno. Come da prassi consolidata, il modulo TLC è incaricato di gestire tutte le comunicazioni di 1°, 2° e 3° livello, compartimentate in svariate aree geografiche con maglie separate. Si tratta di un anno di lavoro di pianificazione, test, sopralluoghi ed esercitazioni per arrivare a gestire diverse centinaia di volontari in opera per quasi un mese su turni H24, 7 giorni su 7, numerose sale radio e centinaia di apparati e dispositivi vari operanti su una ventina di canali in tecnologie varie.
La paralisi di questo sistema avrebbe conseguenze catastrofiche per ovvie ragioni e per questo è considerato critico.
Affidare il sistema di backup alle comunicazioni alternative radioamatoriali vorrebbe dire che queste dovrebbero essere in grado di reggere la complessità di questo sistema: non serve a niente un collegamento tra Sondrio e Milano o tra il CCS e il “quartier generale” della PC quando tutte le squadre che devono lavorare sono tagliate fuori insieme ai loro coordinamenti.
Per poter dare un servizio alternativo, servirebbero decine e decine di radioamatori pronti ad occuparsi sia delle sale radio che delle squadre, dato che i normali operatori non radioamatori non potrebbero utilizzare le relative frequenze e quindi avrebbero bisogno di un radioamatore-ombra che li affianchi.
Sorvolando sulle difficoltà di reperire un contingente di 60-70 radioamatori operativi H24 per un mese e che sia possibile predisporre un’infrastruttura radioamatoriale sufficiente (non si può far girare tutta la “baracca” sul solo R5 Aprica!), si andrebbe incontro ad un bel problema economico e logistico. Bisogna considerare, infatti, che ogni missione organizzata dalla Regione, tra art.39, art.40, vitto, alloggio ed altre spese, è condizionata da un costo per ogni volontario che deve rientrare nel budget assegnato. Aggiungere 70 operatori “di backup” al giorno sarebbe un costo spropositato rispetto ai 30 operatori del modulo TLC richiesti per il mantenimento della rete ordinaria.
L’affidabilità del sistema Olimpiadi non è stata realizzata con l’impiego di reti alternative ma ottenuta attraverso un lavoro certosino di test e preparazioni di piani B, C, D… Sono stati attivati siti aggiuntivi isolati, previsiti sistemi di alimentazione alternativa ed estrema cura è stata posta ad evitare i cosiddetti Single Point Of Failure (SPOF), cioè punti nei quali un singolo guasto possa mettere in crisi il sistema. Sono stati previsti presidi fissi H24 sul posto di tecnici delle aziende fornitrici e messi a disposizione mezzi di ogni genere, da elicotteri a motoslitte, per rendere massime le possibilità di intervernire in ogni situazione.
Questo sistema di affidabilità sfrutta ampiamente anche le compenze dei radioamatori, ma non per utilizzare reti alternative. Infatti, attingendo dai moduli TLC territoriali, sono state formate delle squadre tecniche composte anche da radioamatori, con turnazioni H24, pronte a prevenire ed eventualmente risolvere i vari problemi. Teniamo presente che il “collasso totale delle infrastrutture”, tanto caro ad una certa dialettica radioamatoriale, non è l’unica cosa “brutta” che può succedere: basta un’antenna svitata, un cavo rotto, un’interferenza locale, una batteria scarica o una radio sul canale sbagliato per compromettere le operazioni. L’esperienza dei radioamatori diagnosticare e risolvere problemi tecnici grandi, ma anche piccoli, è preziosissima.

L’impiego di frequenze radioamatoriale in questo genere di servizi comporta anche altri problemi legati al fatto che tali frequenze sono ad uso condiviso e non esclusivo. Particolarmente gravi sono i frequenti casi di denial of service (portanti, rutti, ecc.) causati da altri radioamatori che, coperti dall’anonimato, sfogano così le loro frustrazioni. Altrettanto gravi sono gli interventi di radioamatori estranei, che in maniera tecnicamente del tutto legittima, intervengono a “dire la loro” nelle maglie radio in cui dovrebbero solo circolare indicazioni certificate provenienti da chi ne ha l’autorità.

In sintesi, a livello di TLC di Colonna Mobile Regionale, le competenze dei radioamatori sono grandemente apprezzate, ma l’uso di frequenze radioamatoriali come backup non viene considerata un’opzione percorribile se non in casi straordinariamente gravi, nella remota eventualità dei quali possono tranquillamente intervenire i vari radioamatori che già fanno parte del modulo TLC.

Prospettive

E quindi, per chi fosse nel mondo delle comunicazioni alternative radioamatoriali e volesse comunque mettere a frutto le competenze, acquisite in anni di addestramento ed esercitazioni, operando nelle emergenze e nei maxi-eventi gestiti dalle colonne mobili, ogni speranza è perduta?
In realtà, no. Infatti, più passa il tempo, più operatori e funzionari imparano a sfruttare questa nuova struttura, più le missioni diventano complesse ed ardite. Un po’ per l’asticella che si alza, un po’ per un naturale turnover di personale, c’è sempre molto bisogno di persone competenti.

È importante però proporre un concetto di competenza che sia tale per chi ci deve dare fiducia, cioè i funzionari che hanno la responsabilità istituzionale di garantire un risultato e che non possono permettersi di correre il rischio di affidare compiti a dei ciarlatani.
Per fare un esempio, quando un esponente dei radioamatori spiega che “in caso di emergenza, solo i radioamatori possono comunicare”, certamente rende tronfi ed orgogliosi i suoi colleghi. Però visto da un funzionario che ha gestito per anni le TLC in svariate emergenze catastrofiche, impiantando infrastrutture radio nomadiche che hanno consentito il coordinamento di decine di squadre per settimane, che ha certezza comprovata ripetutamente dai fatti che non sono affatto indispensabili i radioamatori per comunicare in emergenza, è solo l’ennesimo “fenomeno da bar” da cui tenersi alla larga.

Noi radioamatori, se vogliamo riconquistare il nostro ruolo nella Protezione Civile moderna, dobbiamo partire da una base di maggiore umiltà e ricostruire il nostro rapporto con le autorità che hanno l’onere istituzionale di attivare e gestire il volontariato, cioè regioni e province. E ricordiamoci che i moduli TLC territoriali non sono un’associazione a cui è necessario aderire, ma sono formati da specialisti provenienti da normali O.d.V. iscritte al registro della zona, per cui potenzialmente aperti a ogni volontario di P.C. che rispetti i requisiti minimi di legge. Se interessati, informatevi presso il presidente della vostra associazione su come candidarsi.
E ricordiamoci che… la perseveranza paga!

7 Commenti

  1. Nota di ARI-RE Lombardia ODV in merito all’articolo pubblicato sul Modulo TLC regionale
    Abbiamo letto con attenzione e rispetto l’articolo È giusto che ciascuno contribuisca al dibattito sulla modernizzazione delle telecomunicazioni di Protezione Civile, ma riteniamo utile offrire qualche precisazione per restituire un quadro più completo e aderente alla realtà operativa.
    ARI-RE Lombardia ODV rappresenta oggi una struttura riconosciuta, è anche convenzionata con Regione Lombardia sino al 2027 per la Colonna Mobile Regionale, con 135 volontari radioamatori iscritti al Registro Territoriale Regionale del Volontariato, formati e operativi nel sistema regionale di Protezione Civile.
    Di questi, 12 operatori sono abilitati all’uso dei mezzi TLC della Colonna Mobile Regionale concessi in comodato d’uso, mentre altri 20 soci partecipano come esperti e tecnici radio all’interno delle squadre TLC provinciali coordinate da Regione. Altri 35 sono in formazione , sia per l’attestato di P.C sia per la formazione ARI RE La nostra Associazione ha sempre lasciato massima libertà ai propri soci di aderire ai nuclei TLC provinciali: la collaborazione e lo scambio di competenze sono un valore aggiunto, non certo un problema.
    Nel Registro Territoriale Regionale, per ragioni tecniche legate alla piattaforma gestionale (a distanza di un anno dalla sua nuova pubblicazione, un funzionario provinciale di P.C. non può ancora attivare un volontario ARI RE se non iscritto in qualche gruppo o associazione provinciale), ed ecco che alcuni volontari risultano iscritti in primario presso altre associazioni per far parte dei team TLC e in secondario con ARI-RE Lombardia ODV, e ciò è del tutto coerente con l’impegno condiviso verso un unico obiettivo comune: il buon funzionamento del sistema di Protezione Civile lombardo.
    Tuttavia, è doveroso ricordare che la rete ARI-RE non si limita alle frequenze radioamatoriali tradizionali analogiche: siamo oggi presenti su tutto il territorio nazionale con oltre 1.200 ponti ripetitori, di cui circa 40 attivi in Lombardia sotto la gestione ARI, e una rete DMR proprietaria che copre oltre l’80% del territorio regionale.
    Accanto a queste infrastrutture, operiamo con sistemi digitali e Winlink (radio-mail), reti HF, VHF, UHF e soluzioni di connettività satellitare e nomadica dedicate alle comunicazioni di emergenza.
    La nostra rete è aperta vero, ma è utilizzata da operatori formati e accreditati, che conoscono perfettamente le frequenze, i protocolli e le procedure operative da attivare in funzione delle caratteristiche del territorio e della criticità in corso.
    Nessuno di noi, operatori di ARI-RE Lombardia ODV, ha mai pensato che le nostre reti possano o debbano sostituire l’infrastruttura complessa e avanzata del sistema TLC regionale.
    Ma la storia delle emergenze insegna che, anche nei sistemi più moderni, può verificarsi un punto di interruzione critico: basta un guasto, una saturazione o una perdita di connettività per isolare il CCS o interrompere il flusso verso il “quartier generale”.
    È proprio in questi momenti che una rete indipendente, autonoma e già collaudata diventa essenziale per ristabilire rapidamente il contatto con i livelli di comando e controllo, anche solo con pochi messaggi mirati. E i nostri operatori sanno come e dove e con chi “andare in radio” e non a caso…
    Il valore delle nostre comunicazioni radio “alternative” non è quello di replicare la complessità del sistema, ma di garantire il primo anello di sopravvivenza della comunicazione quando tutto il resto tace:
    la possibilità di dire «qui ci siamo, questa è la situazione, queste sono le priorità» — un segnale semplice, ma decisivo per la catena di soccorso.
    Le reti di radioamatori di Protezione Civile, con operatori formati e distribuiti sul territorio, sono nate proprio per questo: per assicurare continuità minima e immediata di comunicazione tra le istituzioni e il campo, integrando e non sostituendo i sistemi principali.
    In ogni emergenza, l’obiettivo comune resta lo stesso: non perdere mai la voce del territorio.
    Ecco quindi il motivo della nostra costante presenza radio sul territorio lombardo, con un servizio concreto e quotidiano offerto a numerosi gruppi comunali e associazioni di Protezione Civile, attraverso le nostre maglie radio dedicate e il supporto operativo durante esercitazioni e attivazioni reali.
    Allo stesso tempo, proseguiamo nel nostro impegno di formazione e divulgazione, affinché sempre più operatori comprendano l’importanza strategica della radio sul campo come strumento di sicurezza, coordinamento e resilienza del sistema.
    Le esperienze concrete — come quelle vissute durante l’emergenza Emilia-Romagna 2023, dove i collegamenti radio hanno garantito per oltre 24 ore il contatto tra Prefettura e territorio, (vedi filmato delle prime ore di soccorso sulle colline romagnole durante la recente alluvione che è entrato a far parte del nostro programma formativo ai nuovi aspiranti operatori radio), dimostrano che una rete indipendente, resiliente e a costo zero per la collettività rappresenta ancora oggi un elemento indispensabile del sistema di Protezione Civile.
    Non a caso, il Ministero dell’Interno continua a mantenere e rafforzare la Rete Zamberletti, giunta a maggio prossimo alla 500ª prova operativa, che integra Prefetture, VVF, Forze Armate e radioamatori in un sistema unico e collaudato.
    Oggi le reti digitali istituzionali (TETRA, DMR, satellitari, ecc.) garantiscono elevatissimi standard di servizio, ma la radioamatorialità resta una ridondanza vitale: pronta ad attivarsi quando ogni altra infrastruttura fallisse.
    ARI-RE Lombardia ODV non compete con queste reti — le completa, offrendo l’ultimo livello di sicurezza comunicativa in caso di blackout totale o in attesa che si mobilitano sul campo le varie squadre TLC istituzionali.
    Essere radioamatori di Protezione Civile non significa vivere di nostalgia, ma di preparazione, territorio e servizio.
    Da oltre quarant’anni, con professionalità e spirito volontario, siamo sempre pronti a comunicare sempre ovunque e comunque.
    Con rispetto e disponibilità,
    Maurizio Andreozzi – IK2ILW
    Presidente
    ARI-RE Lombardia ODV

    • Doverosamente pubblico il commento di ARI-RE Lombardia.
      Il confronto deve essere costruttivo, specialmente quando emergono criticità.
      Volevo solo sottolineare che l’articolo non discute in alcun modo l’attività ARI nelle prefetture né tantomeno l’opera lodevole di singoli radioamatori che si sono trovati casualmente al centro di un’emergenza, come in Emilia-Romagna nel 2023.
      Lo scopo dell’articolo è esclusivamente quello di argomentare l’opportunità di impiegare radioamatori al supporto di reti alternative in presenza di una rete istituzionale già pensata per gli stessi obiettivi, invece che impiegarli a supporto della rete istituzionale stessa.
      Chiedo pertanto a chi avrà il piacere di partecipare al dibattito, di concentrare gli interventi su questo tema e non buttare tutto in caciara. Ad esempio, il fatto che i radioamatori siano apprezzati dalle prefetture non è un argomento che ho messo in discussione e comunque non è un argomento che risponde a questo tema.
      Come già successo con l’APRS nel 2016, io mi prendo la responsabilità di mettere sul piatto i fatti nudi e crudi con argomentazioni razionali anche se, da radioamatore, mi piacerebbe fossero diversi. Ed anche correndo il rischio di farmi qualche nemico in più. Però credo che sia nell’interesse anche di ARI-RE e dei suoi soci avere l’opportunità di reagire al corso degli eventi e non finire silenziosamente esclusa.

      Grazie per l’intervento.

  2. Tecnicamente ineccepibile.
    Il mondo va avanti e anche se con fatica le istituzioni si evolvono, inutile rimanere ancorati a pensieri e attivita’ che una volta erano vincenti ma oggi vecchie.
    Ari-re in Lombardia ha servito egregiamente allo scopo, ma forse ora e’ sfuggito quale sia la realta’ delle cose !
    La realta’ e’ tanto semplice quanto banale: le istituzioni finalmente hanno preso in mano la situazione!
    Sta ad Ari-re riformarsi e svecchiarsi per ottenere la credibilita’ di un tempo, sempre che sia possibile.
    Questo non si fa con la politica, ma con progetti seri e probabilmente costosi.
    Un esempio in Lombardia esiste gia’: una volta erano un gruppo di CB, ora sono un serio gruppo con una rete civile super efficiente e affidabile, chi e’ del settore sa di chi parlo !
    Alberto, membro squadra tlc Sondrio e socio Ari-Re Lombardia.

  3. Dunque… hai appena scritto che i radioamatori:
    – Intervengono con iniziative improvvisate e per caso
    – Fanno girare la “baracca” solo su R5 Aprica
    – Si dedicano a mettere portanti e rutti
    – Sono ciarlatani
    E poi chiedi di non buttarla in caciara? Il tuo blog faceva le ragnatele e non ti è venuta una idea migliore? Spiacente ma non abbocco ed anzi ti faccio pacatamente notare che:
    – Non si sono trovati casualmente in Emilia Romagna, non erano li in vacanza, sono partiti come volontari ed hanno assicurato le comunicazioni, in particolare nei primi giorni, quando altri sistemi di comunicazione istituzionali, non funzionavano.
    – I radioamatori fanno un percorso di formazione elettronica e radiotecnica di diversi mesi, prima di presentarsi ad una esame Ministeriale che ne attesta l’idoneità, tanto da permettere loro di comunicare in modi e bande preclusi ai colleghi della PC. In larga parte sono persone in grado di costruirsi al volo una antenna, non si limitano a ruttare su R5 ma operano in fonia, via satellite, via luna, in CW e nei più moderni modi digitali, mettendosi alla prova non solo nelle poche esercitazioni di PC ma soprattutto in contest e collegamenti di tutti i tipi coi colleghi in tutto il mondo. Fanno formazione nelle scuole e mettono in contatto gli astronauti della ISS con le scolaresche, in tutto il mondo. Fanno anche altro l’elenco è lungo. I nostri colleghi delle TLC non posso fare nulla di tutto ciò, non hanno una licenza per avere a casa una stazione radio e questo, come ben spiegato dal collega Luca Fossati IZ2ZOZ sul suo canale Youtube, li rende tecnici ed operatori qualificati e non ciarlatani ruttaioli, anche e soprattutto al servizio della PC e quindi delle popolazioni.
    – Per questa ragione i volontari di Ari-Re, radioamatori, non sono “il nemico” delle TLC di PC, non sono l’alternativa alle TLC di PC, sono tuoi colleghi, volontari di PC e si occupano di altri aspetti delle TLC incluso quello di Backup. Aspetti più complessi, che la formazione di base di operatore TLC non copre, con apparati che i colleghi non hanno e non sono abilitati ad usare. Riassumerli come ruttaioli professionisti non ti fa molto onore ed in qualche modo, anche se hai scritto a livello personale, screditi i tuoi e nostri colleghi delle TLC, che io invece stimo e saluto, cui non fai fare una bella figura.
    – Essendo anche tu un radioamatore, anche se non rispetti l’Ham Spirit, per coerenza, perchè non rinunci a far parte di questa combriccola di improvvisati cafoni ruttaioli?

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